Patrizia
Badii, tra i promotori del C9D insieme a Lucio Chiavegato e
fondatrice di “Risveglio” racconta il suo arresto e la sua brutta
esperienza in carcere..
2
Aprile 2014 - La mattina verso le ore 05,00 del mattino mentre stavo
ancora dormendo al presidio di Soave (insieme a me c'era Loris, un
butel che come me dormiva e stava 24 ore su 24 al presidio dal 9
dicembre), sono stata svegliata dai ROS dei carabinieri, che avevano
un mandato di perquisizione, fatto a nome mio Badii Patrizia. Fuori
c'erano una ventina di auto dei carabinieri, praticamente il presidio
era circondato.
Durante
la perquisizione il maresciallo mi comunica che è lì per
arrestarmi. Il motivo?, -Glielo diciamo in caserma, mi risponde. Ed
io gli rispondo: ok, andiamo. E lui: ha capito Badii?? Io adesso la
porto in carcere. ok, andiamo, rispondo io. Mi vengono sequestrati
tutti i miei telefonini, tablet, le mie borse e documenti vari.
23 aprile 2014: Patrizia Badii lascia il carcere. Nella foto è insieme al marito Vangelista Luca |
Arrivati
alla caserma Pastrengo di Verona, mi viene consegnato un plico, sul
davanti ci sono una sfilza di nomi, mio marito Vangelista Luca,
Lanza, Contin, Faccia ecc..., giro il plico per vedere i capi di
accusa, e leggo: banda armata, associazione a delinquere, attentato
alla costituzione (art 5), costruzione d'arma da guerra, con
l'aggravante di terrorismo.
Intanto
mentre prosegue la perquisizione delle mie borse e della mia auto che
hanno portato alla caserma, mi chiedono,non lo legge il capo
d'accusa?? Io rispondo, no perché dovrei? E lo appoggio sulla
scrivania dell'ufficio, dove mi hanno portata.Mi dicono guardi che e'
suo lo legga, tanto sappiamo tutto. Io rispondo che non ho bisogno di
leggerlo. Mi fanno delle foto segnaletiche, e mi prendono le
impronte digitali. Mi chiedono se voglio fumare e rispondo si.
Intanto il maresciallo dei ROS mi porta un caffè e brioches,e mi
dice: tenga Badii, faccia colazione. Nella caserma c'è un via vai di
macchine scaricano di tutto, mi fanno incontrare per tre secondi mio
marito. Sono già stati a casa mia. Io e mio marito veniamo condotti
al carcere di Montorio (Vr). Anche mia figlia è indagata. Arrivata a
Montorio, fatte le pratiche di entrata e perquisizione personale,
vengo portata in cella, prima sez. femminile, cella numero 282.
Mi
danno due piatti in acciaio, una forchetta, cucchiaio, una coperta,
lenzuola. Chiudono sia la porta a sbarre, sia il blindato (porta
tutta in ferro con una piccola apertura rettangolare). Guardo il
materasso ed e' pieno di capelli, ce ne stanno talmente tanti da
poterci fare due parrucche. Durante la perquisizione in carcere mi
hanno tolto cio' che mi ero portata, eccetto lo spazzolino da denti e
un pacchetto di sigarette. Non ho l'accendino, non mi e' concesso
tenerlo essendo una terrorista, o meglio una bombarola. Non posso
avere cose a dir loro pericolose. Nonostante tutto, non so perché,
ma non provo nessuna paura. Non provo disperazione o altro. Solo il
pensiero dei mie figli, il non sapere come stanno, mi fa alzare gli
occhi al cielo e dico: signore proteggili, fa che non siano disperati
e che non gli accada nulla. (a casa oltre la figlia indagata di 28
anni, c'e la sua figlia di 8 anni e l'altra mia figlia di 14). Nel
pomeriggio arriva subito il mio avvocato, Stefano Marchesini, e Paola
Ziviani. Consegno il plico che mi hanno dato i ROS in caserma.
L'avvocato mi dice:
Patrizia,
rischi da 8 a 15 anni di galera,con queste accuse. Se sono tali
adesso vediamo. Gli rispondo ok. Sapevo che al momento in cui lo
stato avesse avuto paura, o avesse intuito che facevamo sul serio, si
sarebbe difeso. E quale arma migliore era quella di farti passare per
terrorista e delinquente? Questa accusa, a me, non mi ha neanche
toccata, perché mai nessuno di noi ha fatto niente contro la
popolazione; e la parola terrorista, dal latino è colui che incute
terrore alla popolazione per piegarla al suo volere. Sinceramente non
era il caso mio/ nostro, semmai è lo stato italiano che incute
terrore, fame disperazione e istiga al suicidio la popolazione della
penisola italica.Torno in cella. Venerdì ci sarà la convalida
dell'arresto.
Intanto rifiuto il cibo, non per qualcosa, ma
semplicemente perché non voglio cibo da parte dello stato italiano.
Il giorno dopo chiedo di parlare con un ispettore, o il direttore del
carcere. Voglio
le mie sigarette e un materasso nuovo, cazzo. Va bene la detenzione,
ma nessuno dovrebbe dormire in un materasso simile. L'ispettore
arriva e mi spiega che loro seguono solo le disposizioni che gli
vengono date. Ok, gli rammento i diritti dell'uomo sanciti dalla
costituzione, su cui loro hanno giurato. Gli rammento anche i diritti
internazionali. Sinceramente gli dico: io non ce l'ho con lei, con
voi. Questo stato non vi permette neanche di svolgere il vostro
lavoro in maniera corretta; comunque potrebbe farmi avere le
sigarette e un materasso decente. Non avendo nulla per lavarmi mi
vengono consegnati due campioncini di sapone intimo. Chiedo del
dentifricio ad una secondina e mi viene risposto tra due minuti. Il
dentifricio non è mai arrivato fino al sabato pomeriggio. Intanto mi
asciugo con la carta igienica, perché non ho praticamente nulla, e da
mercoledì dormo con il giubbotto addosso e gli stessi abiti con cui
mi hanno arrestata.
Alla
conferma dell'arresto mi rifiuto di parlare con il magistrato. Non lo
riconosco, come tale, e non ho nulla quindi da dirgli. Tornata in
sezione mi mandano un infermiere e una psicologa, che mi dice che
forse è meglio se prendo qualche tranquillante. E' normale che uno
sia iperteso o altro, mi dice. E poi lei, mi dicono, che non ha mai
pianto, dovrebbe piangere e anche sfogarsi. Rispondo loro di non
aver mai preso in vita mia un tranquillante, e che non saranno certo
loro ad iniziare a rincoglionirmi. E poi perché dovrei piangere???
Non capisco.. mi pone un sacco di domande del cazzo, dopo scoprirò
il perché. Resto con la cella aperta venerdì pomeriggio, e sabato
ricevo la visita di Fontana Lorenzo, europarlamentare della lega, tra
l'altro mio grande amico. La domenica mattina, sorpresa.....dopo la
messa, isolamento. Non posso avere nessun contatto con nessun
detenuto, o altri, quindi mi viene chiusa la cella con il blindo. Ed
ecco scoperto il motivo delle domande idiote della psicologa. Non è
un problema per me, non mi disturba stare sola, anzi, spesso anche in
passato me ne sono andata da sola perché mi serviva per rigenerarmi.
Se il loro intento era quello di piegarmi alla disperazione, hanno
sbagliato persona. Intanto passano i giorni, praticamente per 10
giorni non mi hanno mai fatto fare la doccia. Mi sono lavata a
pezzi e asciugata con la carta igienica. Ho chiesto un antidolorifico
per il mal di testa, perché soffro di una grave forma di fuoriuscita
di midollo spinale alla 1/2/4 vertebra. Dopo 6 ore arriva
l'infermiere. Mia figlia, il lunedì. è venuta per il colloquio ma
non l'hanno fatta entrare, dicendole che non c'erano i permessi.
Invece il venerdì ha scoperto che i permessi c'erano, eccome .........
Intanto
è arrivata la Pasqua,e visto che le altre, che hanno arrestate con
me, la Luisa e l'Elisabetta, sono in cella insieme, (solo io sono in
isolamento fin dal primo giorno), chiediamo all'ispettore se almeno
il giorno di Pasqua sia possibile stare insieme. Non ci è permesso
di stare con le altre detenute neanche durante la messa. Ho fatto
esplicita richiesta, come cristiana, di potere ricevere la comunione
in cella e la confessione, che ci è stata accordata. E' stata, (mi
auguro che capiate ciò che voglio dire), una bella
Pasqua..........una vera Pasqua. Noi tre insieme, ma con lo spirito
rivolto alle nostre famiglie, ai nostri figli nipoti........
Il
20 aprile c'è il riesame quindi vengo portata ammanettata dentro un blindo
della polizia penitenziaria, e lì rinchiusa dentro ad una cella, 60
cm x 60, tutte le pareti sono in acciaio, eccetto la parte sulla
sinistra, fatta a forellini. E' vietato perfino trasportare animali
in questa maniera, ma lo stato italiano invece, ci trasporta le
persone. Arrivata a Brescia vengo messa in una cella di isolamento.
Appena entrata sento una gran puzza di escrementi, ma non capisco. A
me hanno tolto tutto. Non ho potuto portarmi niente dietro, neanche
le sigarette, e in questa cella ci sono scritte sui muri, scritte
strane. In effetti sono come fatte con un pennarello largo tre
dita...........mi giro per capire da dove viene la puzza e finalmente
capisco. Negli angoli ci sono escrementi umani e le scritte... lascio a
voi immaginare con cosa erano state fatte.
Salgo
in aula, ammanettata, scortata da due con il mitra della polizia
penitenziaria. Comunque, fatto il riesame, torno a Verona sempre
rinchiusa nel trasporto bestie, che per le bestie è vietato, ma non
per gli esseri umani. Mi hanno talmente stretto le manette che ho i
polsi gonfi e pieni di ematomi. Dopo due giorni e' arrivata la
scarcerazione per me, mio marito, invece, resta agli arresti
domiciliari. Dopo una settimana vengono rievocati i domiciliari e
rilasciato l'obbligo di firma. 18, dei 24 arrestati, siamo indagati a
piede libero.
E'
notizia datami dal mio avvocato che il GIP di Brescia ha impugnato le
nostre scarcerazioni, e che il 17 luglio alle 10.00 saremo a Roma in
Cassazione. Insomma si vuole che torniamo in carcere fino a processo.
Comunque,
come ho sempre detto io: noi, è noto a tutti che siamo
indipendentisti. Non riconosciamo questo Stato. Siamo per la libertà
dei popoli tutti della penisola. Noi veneti saremo i primi a
staccarci. Può darsi, anzi sicuramente, lo Stato occupante italiano
ha avuto paura e si è difeso, ma non ci ha né intimoriti, né piegati.........
Io,
Badii Patrizia, Faccia, Contin, Lanza, l'Elisabetta, la Luisa, e gli
altri continueremo la nostra battaglia per riappropriarci della
nostra identità di veneti, in maniera pacifica, come abbiamo sempre
fatto, ma con determinazione senza fare sconti o patteggiare con
nessuno. Ogni popolo ha diritto a rivendicare la sua identità,
discendenza. Quindi
avanti, verso il diritto di libertà e di autodeterminazione. Badii
Patrizia
Nessun commento:
Posta un commento